Al popolo ucraino il Nobel per la pace

Può essere interessante allora, per concludere, dare un’occhiata oltre il Brennero; al modo in cui affronta il tema un teologo (e sociologo) Ceco, Tomás Halík, il quale vive al di là dei vecchi confini della “cortina di ferro”, soffre quella storia, ma che abbiamo imparato ad apprezzare per i suoi recenti interventi sul declino della chiesa cattolica. Egli, ricevendo nei giorni scorsi il premio Comenius (assegnato dalla Commissione Europea), ha sostenuto che “Se l’Occidente permette alla Russia di distruggere la libertà dell’Ucraina, tradirà i valori fondamentali che sono i pilastri della sua identità. Questa guerra è una lotta per il volto morale dell’Europa, una prova di coraggio e solidarietà”. Egli, tagliando la testa al toro per così dire, arriva perciò a concludere che “il presidente Zelenskyj e il popolo ucraino, che sta sanguinando nella lotta per il ritorno della pace, della libertà e della giustizia, meritino pienamente il premio Nobel per la pace”. Ci sono evidentemente idee diverse del concetto di pace, anche in ambito cattolico.

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